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La NATO e le nuove sfide globali:
intervista a Claudio Graziano e Alessandro Minuto Rizzo

DI GIORGIA SCOGNAMIGLIO E ELEONORA RINALDI

7/02/2021

L’ultimo evento di Hikma è stato tutto dedicato al fondamentale tema della sicurezza europea e internazionale, "la NATO e le nuove sfide globali", con la presenza di ospiti d’eccezione e di alto profilo nel contesto delle relazioni internazionali

L’ultimo evento di Hikma è stato tutto dedicato al fondamentale tema della sicurezza europea e internazionale: la NATO e le nuove sfide globali. Tenendo sempre presente l’obiettivo ultimo di informazione della comunità studentesca e dell’opinione pubblica, il workshop ha potuto vantare la presenza di ospiti d’eccezione e di alto profilo nel contesto delle relazioni internazionali, come il presidente del Comitato militare dell'Unione europea (EUMC) Claudio Graziano e l’ambasciatore ed ex-Segretario Generale ad interim della NATO Alessandro Minuto Rizzo, insieme all’acuta partecipazione di Andrea Gilli, Senior Researcher presso il NATO Defence College.


La sicurezza internazionale tra passato, presente e futuro

La NATO è stata istituita nel contesto della guerra fredda come organizzazione incarnante il trattato di alleanza difensiva stipulato contro l’Unione Sovietica. Con la caduta del muro di Berlino, il “nemico comune” è scomparso, mettendo inevitabilmente in crisi il presupposto alla base dell’organizzazione. Eppure, dopo oltre 70 anni, la NATO continua a esistere, a evolversi e ad espandersi sulla base di nuove minacce e nuove strategie d’azione.

«Ci fu un momento, all'inizio del 2000, in cui alcuni storici dicevano che la storia fosse finita. Ero appena entrato nella NATO e mi dissero che qualche contratto di lavoro non era stato neanche rinnovato. C’era molta incertezza, anche perché non si trattava di un’organizzazione tradizionale nata per rimanere per sempre» – ci racconta Minuto Rizzo. Ma la storia non era finita, anzi, si mise a correre: la crisi in Bosnia, la guerra del Kosovo e poi la Macedonia. «Si pensò che alla fine c’erano delle capacità e delle professionalità che valeva la pena mantenere, perché utili alla comunità internazionale» – continua.


E mentre la NATO sopravvive ai cambiamenti, un progetto di difesa in ambito europeo, da sempre molto dibattuto, inizia a prendere forma. Accanto al doveroso rafforzamento della cooperazione, intercambiabilità ed interoperabilità tra Unione Europea e NATO, negli ultimi anni gli Stati membri europei hanno avviato lo sviluppo di una "autonomia strategica" che potrà consentire all'UE di condurre autonomamente le proprie operazioni civili e militari nei suoi confini. «Autonomia strategica non è autonomia da qualcuno, ma autonomia di agire da soli se necessario e con i partner quando possibile, ben venga con la NATO. Il contrario di autonomia è dipendenza e l’UE non vuole essere dipendente da nessuno, entro i gradi di ambizione che si è attribuita»chiarisce il generale Graziano. In un mondo sempre più dinamico, rapido, interconnesso, in cui anche le minacce si sono evolute, è infatti fondamentale fare chiarezza sulle nuove priorità della difesa nel contesto internazionale e rafforzare la cooperazione, al fine di produrre una risposta efficace, rapida e condivisa alle nuove sfide che il continente europeo si trova a dover affrontare.


Del resto, «la guerra non è mai stata così vicina all’Europa» ricorda il Generale. Gli esempi sono numerosi: la crisi in Libia, in Siria, nel Nagorno-Karabach, nel Sahel e nel Mediterraneo orientale; l’occupazione illegale della Crimea e la guerra del Dombas.  «Probabilmente non ci sarà una nuova guerra mondiale per questo, quindi si potrebbe anche pensare che, in fondo, non c'è più tanto bisogno di avere un'organizzazione di difesa. Non sarebbero d’accordo alcuni paesi membri dell’est, come la Polonia e i Baltici, che temono molto l’espansionismo russo» – spiega l’ex-Segretario Generale della NATO.


Le nuove minacce

Secondo il Presidente dell’EUMC, «nessuno stato è più in grado di garantire la propria sicurezza da solo, in uno scenario internazionale che continuerà a presentare tutto lo spettro delle (nuove) minacce». Parliamo delle minacce terroristiche che dal “lontano” 11 settembre 2001 hanno profondamente cambiato l’equilibrio internazionale, richiedendo un intervento sempre più coordinato nella lotta antiterroristica. «Tutto ciò amplificato da minacce emergenti ibride e dalle campagne di disinformazione» - continua.

Sono le cosiddette “minacce immateriali” cui, naturalmente, fa riferimento anche l’ambasciatore Minuto Rizzo: il cambiamento climatico, la salute, l'intelligenza artificiale e la cyber-security, le nuove tecnologie, la demografia; cose indistinte e non facili da percepire. «Proprio per questo c’è bisogno di qualcuno che in qualche maniera cerchi di unire i puntini e forse la NATO, per la sua capacità di reinventarsi, è al posto giusto, ovviamente senza pretesa di essere esclusivi».

Infatti, l’avanzamento tecnologico, la ricerca e lo sviluppo in materia di artificial intelligence e nella costruzione di un’industria militare europea sono tra le maggiori sfide che gli Stati membri dell’UE sono chiamati a raggiungere. Lo conferma il Generale, ricordando la nuova EU Global Strategy dell’ex-Alta Rappresentante Federica Mogherini e la recente iniziativa dello EU Strategic Compass, un documento politico generale che sulla base di un’analisi condivisa dei rischi e delle sfide, fornirà orientamenti e priorità politiche e rafforzerà la coerenza per iniziative di difesa e di sicurezza comune.


La sfida lanciata dal Covid-19

Il Covid-19 è una minaccia a cui non si può non fare riferimento per l’impatto che ha avuto e sta avendo su tutte le sfere della società.   «Una crisi di dimensione globale che ha messo a dura prova la resilienza dei singoli Stati, ma anche quelle delle organizzazioni internazionali che hanno dimostrato meno la capacità di reagire e di cooperare per fronteggiare queste crisi» – afferma il generale Graziano. «Fra qualche anno, quando ripenseremo al 2020-2021 parleremo di eventi che hanno avuto un’importanza storica determinante - tanto da essere comparati all’11 settembre 2001 - probabilmente, nulla sarà più come prima nelle relazioni internazionali, negli aspetti geopolitici geostrategici e anche nell’approccio multilaterale alle crisi».

«È ancora impossibile valutare quanto ha influito e quali saranno le conseguenze della pandemia, soprattutto nel contesto della difesa e della sicurezza». Ma il Generale ammette che avere un sistema di difesa comune dei territori europei non solo rappresenterebbe il massimo livello di integrazione tra Stati membri, ma fornirebbe strumenti più efficaci e rapidi per fronteggiare la pandemia globale. Tuttavia, questa soluzione appartiene al livello ipotetico e non sarebbe certamente attuabile nel concreto. Graziano torna dunque a ribadire l’importanza della cooperazione NATO-UE, «un’Europa più forte vuol dire anche una NATO più forte».


Impegno militare e burden sharing

La presidenza Trump ha messo in bilico i rapporti UE-NATO sollevando più volte la questione del burden sharing, ossia dell’iniqua ripartizione degli oneri per la difesa. Trump ha accusato gli alleati europei di sfruttare in modo passivo l’”ombrello di sicurezza” fornito dagli Stati Uniti, arrivando perfino a minacciare l’uscita del suo paese dall’alleanza.

«È un problema che non nasce adesso» – ci spiega Minuto Rizzo –  «già durante la guerra fredda molti politici americani si lamentavano che gli europei spendessero poco per la difesa e che il contenimento dell’URSS ricadesse troppo sulle loro spalle. In quel caso, gli europei se la sono cavata diplomaticamente. Trump ha rimesso in discussione, in maniera molto più robusta, questa mancanza e non mi sarei sorpreso se, rieletto, avesse abbandonato la NATO

Adesso, invece, «credo che Biden e la sua amministrazione capiscano che gli alleati sono importanti anche se spendono meno di quello che dovrebbero […] Il ruolo degli Stati Uniti all’interno della NATO è certamente di primazia, ma il suo funzionamento necessita del rapporto euro-americano, che faticosamente (se vogliamo anche con molti sbagli) c'è stato, c’è e funziona.»


Non mancano, però, vene di criticismo nel discorso dell’ambasciatore: «credo che l’UE qualcosa in più debba fare sul piano della Difesa perché così com'è è quasi un continente disarmato. E in un mondo così difficile come quello che ci aspetta è bene essere in grado di difendersi».


Il sistema di difesa UE, tra debolezze e nuove misure strategiche

Essere in grado di difendersi è un’esigenza che l’Unione Europea sente da tempo e continua a rappresentare un progetto ambizioso che presuppone, però, una politica estera chiara e condivisa, ma non solo. La dipendenza del sistema di difesa dalle procedure politiche e di rappresentanza è forse la sua vera debolezza. Ma anche il motivo per cui rimane distinta dall’Alleanza Atlantica. «La forza della NATO è la sua capacità operativa. Se le stesse azioni intraprese dalla NATO le fai nell’UE hai immediatamente una serie di complicazioni politiche, anche giuste […] l’UE sta progredendo molto dal punto di vista istituzionale, ma questo non è tutto. Bisogna che gli Stati membri accettino i rischi» - spiega l’ambasciatore.

Ci sono, ad esempio, diversi temi caldi sul confine est dell'UE, dai rapporti con la Russia a quelli con la Turchia e la Siria. Ma  «le sanzioni sono lo strumento che abbiamo a disposizione» - afferma il generale Graziano, chiarendo che l’Unione Europea ha sviluppato negli anni un sistema di sanzioni sempre più consistente e che al momento non vede altri strumenti pronti per l’utilizzo nelle relazioni con Russia e Turchia. Due partner strategici in materia di energia, gestione migratoria e commercio.


Allo stesso tempo, Graziano non ci nasconde che  «l’UE è in grado di investire nella sicurezza». Tant’è che nel settore della sicurezza e della difesa saranno spesi ben 13,2 miliardi di euro nell'ambito del quadro finanziario pluriennale 2021-27 e 1,9 miliardi nell’ambito di Next Generation EU. Inoltre, l’Ue «ha individuato delle iniziative per sostenere concretamente lo sviluppo della sicurezza e della difesa, (come) la CARD, la PESCO e l’EDF» – ci spiega.

La CARD - Coordinate Annual Review on Defense – è un resoconto annuale che ha l’obiettivo di aumentare la coerenza tra i diversi piani nazionali di difesa degli Stati membri. La cooperazione strutturata permanente PESCO, invece, nasce a partire da un accordo bilaterale tra Francia e Germania con l’obiettivo di rispondere al bisogno europeo di una «maggior integrazione della componente di sicurezza e difesa, realizzando sinergie industriali tra i paesi per realizzare capacità militare, diretto supporto delle operazioni e del livello di ambizione». Infine, «il Fondo Europeo di Difesa stabilito per una durata di 7 anni prevede 7.9 miliardi di fondi destinati a fornire sostegno finanziario all’attività di ricerca, sviluppo ed acquisizioni di capacità militari e alla creazione di basi affinché l’industria europea mantenga il proprio know how militare».

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