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Elezioni europee ed euroscetticismo: un binomio inscindibile?

DI MIRIAM SEMERARO

21/04/2024

Mentre negli anni Novanta l’Unione Europea approfondiva le sue competenze ed estendeva la propria membership ai paesi dell’ex blocco sovietico, l’ombra dell’euroscetticismo ne metteva in discussione le basi fondamentali e la storia istituzionale. L’euroscetticismo, infatti, è da considerarsi come un sentimento diffuso di malcontento, che, come il populismo, ricalca la contrapposizione ‘Noi vs Loro’ – e in questo caso ‘Loro’ corrisponde all’élite di Bruxelles. L’euroscetticismo supera la divisione tra destra e sinistra, collocandosi agli opposti dello spettro politico a seconda dell’evenienza ed invocando giustificazioni di volta in volta differenti. In vista delle elezioni europee di giugno, è significativo fare il punto sull’effettiva possibilità di un revival dell’euroscetticismo.

Mappare l’ascesa dell’euroscetticismo

La politicizzazione del tema dell’integrazione europea nel dibattito pubblico ha una duplice origine: da un lato è il frutto di alcune fasi critiche che l’Unione Europea ha attraversato, dall’altro, in politica interna, le forze antisistema hanno opportunisticamente sfruttato questa risorsa discorsiva per massimizzare i voti. Infatti, sono numerose le fenditure all’interno delle quali i partiti populisti hanno saputo collocarsi sapientemente: nel 2010 la crisi dell’eurozona è stata la fortuna di partiti sia di estrema destra che di estrema sinistra, che si sono potuti fare strada nei Paesi maggiormente schiacciati dalla pressione del mercato finanziario, attaccando la sterilità del linguaggio tecnocratico del neofunzionalismo europeo e il deficit democratico. Anche dopo aver risolto questa crisi, i partiti populisti hanno continuato a cavalcare l’onda durante la crisi migratoria del 2016: partiti contrari alle migrazioni sono saliti al governo in Polonia (Law and Justice) e Ungheria (Fidesz), mentre altri partiti di estrema destra come AfD in Germania, Rassemblement National in Francia, la Lega in Italia, PVV nei Paesi Bassi e Vox in Spagna hanno riscosso un successo elettorale mai visto prima. Nello stesso periodo l’UKIP si faceva portavoce del referendum che avrebbe poi condotto il Regno Unito alla Brexit.

Tuttavia, verso l’inizio di questo decennio abbiamo assistito ad un arretramento dell’ondata populista ed euroscettica. La Pandemia ha portato i populisti ad impegnarsi in campagne alle misure dei governi nazionali piuttosto che contro l’UE, inoltre, per effetto del ‘rally around the flag’ la popolazione supportava proprio lo sforzo dell’establishment nel cercare di contenere la diffusione del virus e non le forze antisistema. Altro trend dietro al declino della presa euroscettica è stata l’invasione russa dell’Ucraina: la Polonia e i Paesi Baltici si sono mossi verso una maggiore cooperazione europea, mentre partiti populisti europei di estrema destra sono stati fortemente criticati, in quanto filoputiniani. Sebbene le risposte dell'UE a queste crisi, in particolare il NextGenEU e gli aiuti militari e finanziari all'Ucraina, abbiano ricevuto supporto popolare, le loro ripercussioni, quali l’aumento dei livelli di debito e le difficoltà derivanti dalle politiche di allargamento dell'UE, potrebbero nel lungo termine finire con l’avvantaggiare i populisti di destra in vista delle imminenti elezioni del Parlamento europeo. L’euroscetticismo non sarebbe quindi riducibile al riflesso sovranazionale del populismo galoppante all’interno degli Stati membri, quanto piuttosto ad un dialogo: in questi primi anni Venti del Duemila numerosi partiti euroscettici di estrema destra hanno guadagnato un’ampia porzione di elettori proprio sfruttando il malcontento al livello europeo.


TikTok: l’estrema destra strizza l’occhio agli elettori più giovani

Se la sfiducia verso l’Unione Europea può aver già esaurito l’appeal che aveva un tempo, allora sono altre le emozioni che l’estrema destra può sfruttare per il proprio tornaconto. I partiti estremisti stanno sfidando gli assunti democratici, proponendo interpretazioni distorte di fenomeni quali l’immigrazione, la guerra, il cambiamento climatico. Il potenziale pericolo, rappresentato dalla diffusione di tali contenuti, aumenta vertiginosamente, soprattutto se a fruirne online è una popolazione sempre più giovane. Ed è proprio tra questi che si trova una base di elettori giovanissima e che si informa per mezzo di questi canali: in Grecia si può votare dai diciassette anni e in Germania, Malta, Austria e Belgio addirittura dai sedici. Inoltre, in Italia, da quest’anno potranno votare anche gli studenti fuorisede, un nuovo bacino di possibili elettori che da questa tornata elettorale non avrà più l’obbligo di tornare al loro comune di residenza per esprimere la loro preferenza.

Secondo quanto riportato da POLITICO i sondaggi europei mostrano che i giovani elettori mostrano sempre più supporto per la destra e l’estrema destra e ciò, di conseguenza, potrebbe determinare una decisa virata in vista delle europee. L’estrema destra ha acquisito grande dimestichezza con i social in quanto per molto tempo la maggior parte degli altri media non era a loro accessibile, pertanto parte avvantaggiata in un’arena di scontro quale TikTok, una miniera di giovanissimi elettori. Proprio secondo i dati raccolti da POLITICO quasi 4 account su 10 tra quelli che seguono gli eurodeputati su TikTok sono iscritti al gruppo di destra Conservatori e Riformisti Europei o al gruppo di estrema destra Identità e Democrazia. Questa fetta di eurodeputati ha accumulato quasi 39 milioni di like e 2 milioni di follower; all’opposto i gruppi più moderati ottengono numeri irrisori. Solo l’estrema sinistra è più vicina all’estrema destra ma comunque con numeri molto più ridotti.

È altrettanto vero che i like e i followers non si traducono necessariamente in voti elettorali, eppure operano una campagna elettorale ben più subdola e silenziosa, fatta di misinformazione, slogan d’effetto e video capaci di impressionare la generazione TikTok. Il social è un’ottima vetrina se si sa sfruttare – e alle volte aggirare – l’algoritmo: Javier Bardella, giovane presidente del Rassemblement National, è un esempio di come, dietro a contenuti di intrattenimento possano invece celarsi messaggi politici. Un altro esempio è Silvia Sardone con il suo “Ci odiano in nome di Allah”, eppure la lista di politici-influencer potrebbe estendersi a varie altre nazioni. Ciò è particolarmente problematico soprattutto se sono gli adolescenti a dover contestualizzare in autonomia i pareri ‘personali’ di un leader di estrema destra su determinati argomenti, in quanto, potrebbero inavvertitamente interiorizzarne i contenuti. TikTok ha affermato che intende intensificare la sua lotta alla disinformazione e alla propaganda politica sulla piattaforma nel periodo precedente alle elezioni europee, sebbene non sia ben chiaro come, data la capacità dei populisti di mascherare i propri toni.


Intelligenza artificiale e disinformazione

L’intelligenza artificiale rappresenta un mezzo che facilita la creazione di contenuti sufficientemente realistici da essere strumentalizzati dai partiti euroscettici. Tuttavia, la partita è aperta e resta da vedere chi tra i partiti tradizionali non sarà in grado di gestirla con padronanza.

Il Parlamento Europeo ha di recente approvato l’AI Act per regolamentare proprio la progettazione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in continuità con il lancio della campagna di informazione e sensibilizzazione a 100 giorni dalle elezioni europee e con le linee guida della Commissione europea per le piattaforme online e i motori di ricerca di grandi dimensioni, secondo quanto stabilito dal Digital Services Act. L’UE intende mitigare i pericoli legati ai processi elettorali, ai diritti fondamentali e alla libertà di espressione con una serie di misure che mirano a gestire le fasi prima, durante e dopo il voto. In particolare, il focus è su garanzie di maggiore trasparenza sulla pubblicità politica: la diffusione di informazioni ufficiali, programmi di alfabetizzazione mediatica, l’adattamento degli algoritmi, la limitazione della monetizzazione e dei deepfake – invitando le aziende di social media a farsi affiancare da team di fact-checkers e moderatori.


In conclusione, è difficile poter affermare con certezza che l’euroscetticismo stia effettivamente perdendo terreno: le ombre lunghe della crisi del potere d’acquisto che ha fatto seguito alla Pandemia, il modo in cui l’Unione Europea si è comportata e come tutt’ora si posiziona in merito al conflitto russo-ucraino, in aggiunta alla complessa situazione a Gaza, rappresentano un grande potenziale nelle mani degli euroscettici e dei populisti, che ancora una volta potrebbero far leva sulle inquietudini della popolazione per le loro considerazioni opportunistiche. Allo stesso tempo, l’ipotetico scenario di un’Europa a destra è concreto oggi più che mai e le conseguenze potrebbero essere disastrose, culminando, nel peggiore scenario, in un cambio deciso del progetto europeo come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Nelle imminenti elezioni sono i giovani ed i giovanissimi i più contesi tra i partiti lungo tutto lo spettro politico, eppure per ora sembra sia l’estrema destra ad attrarre maggiormente la generazione TikTok. Basteranno le misure individuate dall’Unione Europea ad arginare la tattica di intrattenimento e persuasione dell’estrema destra?





https://www.statista.com/statistics/1360333/euroscepticism-european-union-public-image

https://www.statista.com/topics/10425/euroscepticism/#topicOverview  

https://www.politico.eu/article/tiktok-far-right-european-parliament-politics-europe/

https://www.lasvolta.it/12276/ue-disinformazione-le-linee-guida-per-salvaguardare-le-elezioni

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