Dibattito sul ruolo dell’Unione Europea nel Mondo
DI MARIANO VARESANO
12/07/2024
Dall’ 8 all’11 maggio 2024 si è tenuta la quinta edizione dell'Hikma Summit of International Relations all'Università di Bologna. Grazie al contributo di eccellenti ospiti - tra i quali Ervjola Selenica, Edoardo Bressanelli, Philippe Le Corre e l’associazione ELSA - abbiamo analizzato il ruolo dell' Unione Europea sotto varie prospettive e questioni dell' attualità prima delle elezioni europee di inizio giugno.
È stato un vero successo grazie alla partecipazione attiva degli studenti alle conferenze e workshop, ma anche grazie alla preparazione dei vari team e al supporto dei nostri sponsor. In particolare vorremmo ringraziare Gift Campaign che da 12 anni si occupa della vendita online di gadget personalizzati come le spille e lanyard che ci sono stati forniti proprio in occasione del nostro Summit.
A due mesi dal Summit e a un mese dalle elezioni europee, possiamo ora elaborare alcuni degli spunti di riflessione nati durante l’evento organizzato da Hikma, con uno sguardo al futuro. Data l’impossibilità di sintetizzare il contenuto di tutte le conferenze e dei vivaci dibattiti che ne sono seguiti, ci limiteremo qui a delineare i principali trend da tenere d’occhio in ciascuna area tematica per comprendere gli sviluppi del ruolo dell’Unione Europea nel mondo che verrà.
UE e Intelligenza Artificiale
L’UE ha prodotto e approvato la prima regolamentazione organica dell’intelligenza artificiale al mondo: l’AI Act. Il regolamento è frutto di uno sforzo di compromesso tra numerosi attori pubblici e privati in corso dal 2018. Anche nel campo dell’IA, dunque, l’UE si dimostra essere una potenza normativa, cioè un attore in grado di regolamentare settori emergenti prima di attori convenzionali come gli Stati - per i quali spesso i regolamenti europei diventano un modello (si veda dibattito sull’effetto Bruxelles sotto).
Alcune questioni importanti da considerare per il futuro sono: riuscirà l’AI Act a rimanere sufficientemente flessibile da poter incorporare i futuri sviluppi, oggi imprevedibili, dell’IA? Regolare un settore ad alta competizione e innovazione tecnologica come l’IA costituirà un freno per la costituzione di una solida industria tecnologica europea? L’AI Act si imporrà come un modello regolatorio per altri attori nel mondo, come già successo in passato con il GDPR?
UE e lotta al terrorismo
L’Unione Europea è un attore decisamente non convenzionale in un ambito delicato come la lotta al terrorismo. Gli Stati lo ritengono tradizionalmente un ambito di loro competenza esclusiva, e in particolare gli esecutivi tendono ad accentrare a sé le decisioni sulle misure contro il terrorismo. Ciononostante, Bruxelles ha saputo nel tempo ritagliarsi un ruolo importante nella condivisione di informazioni e nella costruzione di una strategia comune in questo importante tema di sicurezza.
Alcuni ostacoli per il rafforzamento degli sforzi comunitari anti-terrorismo in futuro saranno, con ogni probabilità: (1) lo scetticismo degli Stati membri e dei loro apparati di sicurezza nel condividere delicate informazioni di intelligence con altri Stati; (2) le diverse difficoltà che diversi Stati europei devono affrontare nella lotta alla radicalizzazione; e (3) il crescente nazionalismo dei governi di numerosi Stati membri, con la relativa tendenza a limitare il più possibile le competenze affidate all’UE.
L’UE ha un deficit democratico?
Un interessante dibattito è nato durante la conferenza sul deficit democratico dell’UE, in cui l’esistenza stessa di questo problema è stata messa in dubbio dai panelist. D’altronde, cosa sia deficitario è una questione di prospettive: si può affermare che l’UE abbia un deficit di democrazia rispetto agli Stati nazionali liberaldemocratici, mentre risulta ben più democratica nei suoi meccanismi istituzionali rispetto a qualunque altra unione regionale comparabile. L’esistenza di un deficit democratico, dunque, segnala già una presa di posizione politica precisa: comparare il funzionamento dell’UE a quello di uno Stato.
A fronte di queste considerazioni, il futuro dibattito sul deficit democratico dell’UE non può esimersi dal interrogare più in generale sulla nostra idea di UE, e su come vogliamo che essa evolva. La direzione giusta è avviarsi verso una forma di federalismo, che dunque includa anche garanzie democratiche? O è bene che l’UE mantenga la sua struttura istituzionale sui generis, a fronte di garanzie istituzionali di democrazia parzialmente inferiori rispetto a uno Stato?
L’effetto Bruxelles
L’UE non avrà un esercito o un governo propriamente detto, ma ha altri modi per influenzare gli avvenimenti sullo scacchiere globale: la sua potenza normativa, cioè la sua capacità di produrre norme che vengano poi adottate anche da altri attori nel mondo - per scelta o per effetto secondario più o meno involontario. Questa, almeno, è la posizione di chi sostiene la forza del c.d. effetto Bruxelles, cioè il processo per cui le norme prodotte dall’UE si diffondono poi in altre parti del globo.
Ci sono pochi dubbi che l’effetto Bruxelles sia stato importante in passato: un caso plateale è il GDPR, regolamento per la protezione dei dati personali che ha ispirato simili leggi in molte altre parti del mondo. Ma riuscirà l’UE a mantenere la sua potenza normativa in uno mondo di crescente competizione economica e tecnologica tra Stati Uniti e Cina? Oppure i regolamenti europei stanno mettendo gli Stati membri in una posizione di svantaggio competitivo? Altrove ho sostenuto una risposta positiva alla prima domanda e negativa alla seconda domanda; tuttavia, il dibattito rimane aperto.
Il futuro delle relazioni tra UE e Cina
In un mondo di sempre maggiore competizione tra la prima potenza al mondo (gli USA) e la sua potenziale rivale (la Cina), l’Europa si trova nella scomoda posizione di dover mantenere salde relazioni transatlantiche ma approfittando quanto possibile delle relazioni economiche con Pechino. Il dibattito europeo sulla Cina, che un tempo si concentrava sui diritti umani e democratizzazione, oggi usa questi temi solo come strumenti retorici di legittimazione, ed è invece più concentrato sulle questioni commerciali e di sicurezza.
Come evitare una guerra commerciale - o, naturalmente, militare - con la Cina? Quale postura avere nei confronti degli USA e delle loro politiche verso l’Asia? Quanto sarebbe auspicabile per l’UE ritagliarsi uno spazio di “autonomia strategica” (per usare un termine molto celebre, ma anche molto vago) nelle politiche verso la Cina? Queste sono alcune delle domande più importanti nella definizione del futuro ordine globale e del ruolo che l’UE vi giocherà.