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Il microcredito e la nascita della Banca Etica. Manovre e obiettivi per ridurre la povertà nel mondo dagli anni ’70 ad oggi

DI EMMA FELISATTI

04/03/2021

Spesso sentiamo parlare di povertà nei Paesi del terzo mondo, dovuta alla mancanza di risorse e soprattutto di un’adeguata istruzione. Sembra impossibile immaginare che i cittadini più poveri del Bangladesh possano anche solo sapere cosa significhi avere un conto in banca, figuriamoci essere in grado di gestirne uno. Eppure, è proprio in Bangladesh, durante gli anni ’70, che per la prima volta si sentì parlare di Banca Etica: una modalità di Banking innovativa, basata sull’erogazione di piccole somme di denaro ai più bisognosi, al fine di offrire loro la possibilità di emanciparsi economicamente.

Il padre del movimento della Banca Etica è Muhammad Yunus, un economista, imprenditore sociale e banchiere, specializzato nello studio della microfinanza. Riceve il premio Nobel per la pace nel 2006, quando gli viene attribuito il nome di “banchiere dei poveri”. Per definizione, la microfinanza comprende tutti quei prodotti e servizi finanziari offerti da istituti bancari specializzati a clienti reputati non solvibili, ovvero, soggetti incapaci di assicurare una garanzia al momento dell’accensione del debito. Ed è proprio su queste regole che il movimento della Banca Etica basa il suo funzionamento.


Ma facciamo un passo indietro.

Era il 1976 quando il professor Yunus si rese conto della povertà che circondava le terre attorno all’Università di Chittagong, dove insegnava economia. Il primo tentativo di aiutare la comunità riguardava un progetto puramente finalizzato ai lavoratori delle campagne che, però, escludeva completamente la parte di popolazione che veramente necessitava di finanziamenti.


Con l’aiuto del collega Maimuna Begum, Yunus iniziò le ricerche nel villaggio più povero della città, Jobra. Le intervistate furono soprattutto donne. Ognuna di loro raccontò di contribuire a un meccanismo innescatosi nella società da tempo, per potersi finanziare piccoli lavori di manodopera. Una catena che si basa sull’ignoranza della popolazione in materia di prestiti ed economia: il cittadino richiede una somma di denaro ad un finanziatore, per potersi comprare materie prime e costruire piccoli utensili artigianali, i quali saranno poi rivenduti al soggetto inziale a una somma irrisoria, lasciando i poveri artigiani con un guadagno (se così si può definire) di pochi centesimi.


Una delle donne intervistate raccontò di “sopravvivere”, insieme ai due suoi figli, grazie a questo sistema, ricavando 2 centesimi al giorno dalla vendita di utensili di bamboo. Le sarebbe bastato l’equivalente di circa 27 dollari americani per potersi autofinanziare e di conseguenza uscire da questo meccanismo.


Yunus si rese conto di dover trovare una soluzione al più presto. Portò i dati delle sue ricerche alla banca centrale di Dhaka, firmando l’accordo per l’inizio di quello che sarebbe diventato il progetto più importante della sua vita. Nacque così, nel 1977, Grameen Bank: la banca dei poveri.


Ma com’è possibile erogare prestiti a soggetti che non possono assicurare alcun tipo di garanzia?

La banca Grameen, basa la sua politica sui principi fondamentali del microcredito. I prestiti, come il nome suggerisce, non superano una determinata somma di denaro. Questo perché lo scopo finale della Banca Etica è quello di finanziare piccoli progetti a breve termine.


Le donne hanno priorità assoluta, sia per una questione di maggiore affidabilità, sia per perseguire uno degli obiettivi umanitari fondamentali per questo tipo di sistema, ossia accelerare il processo di emancipazione.


Al fine di disporre di una sorta di garanzia, i creditori vengono suddivisi in gruppi da cinque: a turno, viene fornito loro un prestito e solo nel momento in cui, entro i termini prestabiliti, il primo estingue il debito, è possibile erogare un’altra somma di denaro al creditore successivo e così via.


Come si è evoluto negli anni questo progetto?

Entro la fine del 1977, questo programma di microcredito, venne esportato ed utilizzato in tutto il resto del Bangladesh. Un anno più tardi, vennero stabiliti in Cina, America, Europa, Africa diverse banche e vari progetti basati sul principio di Grameen.


Oggi, con il termine Banca Etica, non intendiamo solamente un sistema bancario finalizzato ad aiutare i bisognosi di finanziamenti a breve termine ma qualsiasi istituto bancario che opera nel mercato finanziario con criteri legati all’etica, investendo quindi in risorse sostenibili e solidali.

I dati dimostrano che gli indici di povertà estrema si sono nettamente ridotti dalla metà degli anni ’90, nonostante questo però, la povertà e il degrado presenti nei Paesi del terzo mondo sono ancora un punto all’ordine del giorno. Ad oggi, una persona su cinque “vive” con meno di 1,25 dollari al giorno.


Per questo, proprio il primo dei 17 punti dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile riguarda il tentativo di ridurre definitivamente la povertà nel mondo, ponendosi come obiettivo quello di elaborare misure di sicurezza sociale volte alla ricerca di uguaglianza di genere e nazionalità sul piano economico.

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