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La Germania "al semaforo"

DI ANDREA CRECCHI

6/11/2021

Per la prima volta da quindici anni la Germania non sarà guidata da Angela Merkel. Chi sarà il successore di una dei leader più influenti degli ultimi due decenni?


A sedici anni dall’ultimo cancellierato e a tre dalla disastrosa sconfitta elettorale del 2017, la Spd, il partito socialdemocratico tedesco, è il primo partito tedesco e il suo candidato, Olaf Scholz, il più probabile successore di Angela Merkel alla guida della Germania.  La Cdu-Csu, l’unione cristiano-democratica tedesca, primo partito di governo per 52 dei 72 anni di storia elettorale della Germania, consegue il suo peggior risultato di sempre.


Vincitori e vinti


Quella che può sembrare una sconfitta di misura (25,8% dei socialdemocratici contro il 24,1% della Cdu) è in realtà una disfatta per il partito conservatore, a causa dell’inedito panorama che è emerso dopo le elezioni: per la prima volta i due principali partiti tedeschi sono entrambi sotto il 30%, lasciando spazio e importanza alle altre tre forze sopra il 10%: i Verdi, la Fdp (partito liberale) e la Afd (destra radicale). Esclusa sia dalla Cdu che dalla Spd l’ipotesi della “Große Koalition”, una coalizione tra i due grandi partiti, è quasi certo che a governare il paese sarà una coalizione di almeno tre partiti, un fatto che non avrebbe precedenti nella storia della Germania. Visto il rifiuto di tutte le altre forze politiche di governare insieme alla Afd, rimangono solo due possibilità di coalizione: la “Giamaica” e la “semaforo”; riferendosi ai colori dei partiti, la prima indica una coalizione di Cdu (nero), Fdp (giallo) e Verdi, con lo stesso schema di colori della bandiera del paese caraibico, mentre la seconda una coalizione di Spd (rosso), Fdp e Verdi. In entrambi i casi assumeranno il ruolo di kingmakers i Verdi e la Fdp, che terminate le elezioni hanno subito intavolato trattative per presentarsi con richieste comuni ai negoziati con i due partiti maggiori. In questo contesto i numeri solo di poco più alti della Spd, uniti alla debolezza di Laschet, candidato della Cdu, in confronto a Scholz, danno più legittimità alla Spd ed è quindi molto probabile che si giungerà ad una coalizione “a semaforo” con Scholz Cancelliere.

Lo scorso 15 ottobre, al termine dei primi colloqui esplorativi, è stato trovato l’accordo tra Spd, Verdi e Liberali sui punti principali a partire dai quali potrebbe venire a formarsi un governo retto dalla coalizione a semaforo. Questi punti riflettono i principali temi della campagna elettorale: cambiamento climatico e politica economica e sociale post pandemia. Mentre sul primo i tre partiti si trovano sostanzialmente d’accordo, ad esempio sulla decarbonizzazione anticipata al 2030, punto fondamentale del programma dei verdi, e sostegno alle energie rinnovabili e alla mobilità elettrica, sul secondo è stata necessaria la mediazione tra le posizioni progressiste di Spd e Verdi e quelle dei liberali, che hanno ottenuto un ritorno al pareggio di bilancio a partire dal 2023 e hanno bloccato la tassa patrimoniale, parte del programma socialdemocratico, accettando però il principale cavallo di battaglia della Spd, l’aumento del salario minimo a 12 euro all’ora.


Un’eredità pesante


Le elezioni sono state caratterizzate da diverse peculiarità, la più importante delle quali è sicuramente la decisione di Angela Merkel, Cancelliera dal 2005, di non correre per un quinto mandato. Questo ha portato i candidati a confrontarsi sull’eredità di uno dei cancellieri più importanti e longevi della storia della repubblica federale. Armin Laschet (Cdu) e Olaf Scholz (Spd) hanno provato a cogliere l’opportunità politica di porsi nel segno della continuità con la precedente Cancelliera. A incarnare agli occhi degli elettori valori di moderazione e stabilità tipici di Merkel è stato Scholz, grazie ad un’abile conduzione della campagna elettorale e agli errori dei suoi due principali avversari, Laschet e Annalena Baerbock (Verdi), per mesi in testa ai sondaggi. I socialdemocratici sono riusciti a mantenere la base tradizionale di voto proponendo politiche progressiste e allo stesso tempo a convincere l’elettorato tedesco grazie alla figura di Scholz, visto come il successore naturale di Merkel in netta contrapposizione a Baerbock e Laschet, la prima percepita come inesperta e il secondo resosi protagonista di numerose gaffe che hanno eroso il suo gradimento, la peggiore delle quali in termini di consenso è stata senza dubbio l’essere stato ripreso ridendo a Erfstadt, una delle città più colpite dalle alluvioni di luglio che hanno causato 184 morti. Oltre alla diffusa sensazione dell’inadeguatezza di Laschet come successore di Merkel, la Cdu ha pagato il non avere una chiara identità dopo aver introdotto per anni politiche di sinistra allo scopo di aumentare il consenso a spese della Spd.


La Germania in Europa e nel mondo


In politica estera sicuramente la Germania rimarrà europeista e atlantista. Quasi certamente liberali e Spd modereranno le posizioni di contrapposizione netta a Cina e Russia dei Verdi.  Per quanto riguarda l’Unione Europea sono rimasti esclusi dal documento di partenza dei colloqui la revisione del patto di stabilità e il debito comune europeo, temi caldi per il futuro dell’Unione. Significativa a riguardo una frase di Scholz pronunciata il giorno dopo il voto “Nessuno deve cercare di dominare l'Unione Europea. Ci deve essere una buona collaborazione fra nord e sud, est e ovest. Faremo in modo che l'Europa cresca meglio insieme”.


Conclusioni


Le due certezze di queste elezioni sono quindi la continuità con il passato del futuro governo, in politica interna come estera, con un occhio di riguardo ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze sociali, e la frammentazione del panorama politico tedesco, da un lato figlia della perdita di Angela Merkel e dall’altro frutto di uno spostamento dell’elettorato verso partiti con obiettivi precisi e circoscritti come Verdi, Afd e Fdp.

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