Italia e Giappone: un'amicizia durevole e inalterabile
DI CHIARA CISTERNINO
18/07/2020
Di anno in anno le relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone si dimostrano sempre più stabili. Complice di questa stabilità è il percorso simile intrapreso dalle due potenze dopo la sconfitta della Seconda guerra mondiale che ha portato due paesi lontani geograficamente a dover affrontare le stesse sfide, gli stessi vincoli sistemici e la stessa dura quanto necessaria ricostruzione economica. Oltre alla forte intesa politica, il recente accordo di partenariato entrato in vigore nel 2019 tra Unione Europea e Giappone, è la manifestazione della volontà di cooperare anche sul fronte economico. Giorgio Starace, ambasciatore italiano a Tokyo, ci aiuta a tracciare una più limpida analisi di quelle che sono le relazioni che intercorrono tra i due paesi, gli elementi fondativi della partnership e le possibili evoluzioni di essa.
H: L’accordo di partenariato economico tra Unione Europea e Giappone del 2018 è stato definito il più grande accordo commerciale mai siglato dall’UE. Che impatto economico ha avuto su Italia e Giappone?
GS: Ha avuto un grandissimo impatto, sicuramente molto positivo. Bisogna innanzitutto considerare che l’accordo era in bozza sui tavoli negoziali di Unione Europea e Giappone da moltissimo tempo ma inizialmente non si riusciva a superare l’impasse negoziale. In realtà può
essere molto interessante considerare che i giapponesi hanno impresso una grande accelerazione alla negoziazione del testo, avvenuta a causa dell’uscita degli Stati Uniti dal negoziato per il (TPP) Trans Pacific Partnership. Quest’ultimo doveva comprendere dodici economie mondiali (tra cui gli Stati Uniti) ma si è concluso senza di essi prendendo così il nome di TPP11.. Coscienti del fatto che la presidenza Trump fosse più attenta a negoziare bilateralmente con le grandi economie piuttosto che in formati multilaterali, i giapponesi hanno impresso una grande accelerazione ai negoziati sia con l’UE sia con i partner del TPP11 e nell’arco di un anno, ovvero il 2018, sono riusciti a concludere entrambi gli accordi in maniera saggiamente strategica. L’obiettivo del Giappone era sia accelerare il trade tra queste macro aree sia irrobustirsi ai tavoli negoziali in vista di un possibile accordo bilaterale con gli Stati Uniti. E così è stato: un primo round di negoziazioni tra Stati Uniti e Giappone si è successivamente concluso in maniera positiva. Grazie alla grande area di libero scambio che ora si ritrova alle spalle, il Giappone ha acquisito sicuramente più robustezza rispetto al passato. Per quanto riguarda l’impatto sulla nostra nazione, con sincerità affermo che per l’Italia essere parte dell’Unione Europea è stata una grandissima fortuna. La conclusione dell’accordo tra UE e Italia ha infatti comportato una grandissima accelerazione del trade con il Giappone sin dalla sua entrata in vigore, il 1 febbraio 2019. Attualmente, tra i paesi dell’Unione Europea, l’Italia è il paese che più ha approfittato delle facilitazioni tariffarie dell’accordo di libero scambio: le esportazioni dell’Italia in Giappone nei dodici mesi del 2019 hanno avuto una crescita oscillante dal 10 al 20% a seconda dei settori, per un totale di più di dieci miliardi di euro di export. Siamo quindi un paese che ha fortemente beneficiato dell’accordo. Purtroppo l’accordo di libero scambio non si riprodurrà nel 2020 trattandosi di un anno assolutamente anomalo a causa del Covid-19.
H: Il 2016 ha segnato il 150° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone. Su quali elementi o principi si fondano le relazioni bilaterali amichevoli, stabili e durature tra i due paesi?
GS: Sul piano storico il Giappone e l’Italia hanno dei percorsi molto simili: sono due potenze uscite sconfitte dalla Seconda guerra mondiale le cui economie furono strutturalmente distrutte. Tuttavia sono sicuramente due paesi che hanno “perso la guerra ma vinto la pace”, come mi piace spesso ricordare. Grazie al duro lavoro delle generazioni, grazie all’ingegno, alla disciplina, alla fantasia e al senso dell’organizzazione, sono emerse due grandi economie sicuramente facenti parte delle prime dieci a livello mondiale. Inoltre nel dopoguerra i due paesi hanno appartenuto entrambe al blocco occidentale, quindi al blocco delle democrazie liberali, condividendo i valori fondanti di esse quali il rispetto delle libertà fondamentali e il rispetto dei diritti umani. Tutto questo ha portato per forza di cose allo sviluppo di intese politiche sempre più profilate negli ultimi anni. C’è da sottolineare che proprio negli anni più recenti la geopolitica è andata sempre mutando. Gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta sono stati contraddistinti dalla divisione del mondo in due grandi blocchi. Al contrario, dagli anni Novanta in poi il mondo è diventato sempre più multipolare quindi paesi come Italia e Giappone, entrambi membri del G7, si sono sempre più attratti vicendevolmente. Dunque il dialogo politico è diventato un dialogo a tutto campo su vari dossiers: dall’ambiente al libero commercio, dalle tecnologie avanzate alle questioni mediche dal disarmo a tutte le questioni riguardanti la sicurezza. Il Giappone è uno dei più importanti paesi a cui noi facciamo riferimento e con il quale abbiamo un dialogo politico e una cooperazione politica ed economica molto forte nel continente asiatico, quindi rappresenta sicuramente un paese su cui l’Italia potrà contare in futuro.
H: Volgendo infatti uno sguardo al futuro, cosa secondo Lei potrà contribuire a rafforzare ulteriormente le relazioni diplomatiche già di per sè stabili tra i due Paesi?
GS: Considerate che il futuro sara sempre più basato sullo sviluppo dell’educazione, sui modelli educativi, sulla scolarizzazione e in particolar modo sulla ricerca, sullo sviluppo di nuove tecnologie e sull’accesso ad esse da parte delle nuove generazioni. Questa è sicuramente la nuova frontiera di cooperazione tra Italia e Giappone. Sottolineo anche che il Giappone attualmente ospita già moltissimi giovani ricercatori italiani in diversi centri e università ed è un paese che come l’italia sta investendo su tecnologie di punta. Ricordiamo che l’Italia è un paese che ha degli hub tecnologici di grandissima rilevanza ed è uno dei paesi che produce più brevetti tecnologici al mondo, così come il Giappone. L’ASI, ossia l’Agenzia Spaziale Italiana, coopera con la l’Agenzia Spaziale giapponese (JAXA) in molti progetti: l’ultimo dei quali ha riguardato la definizione di diverse parti della stazione internazionale che orbita intorno alla Terra. Io direi che Italia e Giappone sono necessariamente partner in una serie di discipline e materie che vanno dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale alla robotica, compreso il settore della “Aging society”, le ricerche connesse ad essa e le relative applicazioni medicali. L’Aging society è una questione che accomuna entrambi Italia e Giappone in quanto entrambi detengono uno dei più alti tassi percentuali di popolazione anziana al mondo. Altri settori comuni sono la cooperazione nel settore dello spazio, di cui ho già fatto menzione, ma anche le energie rinnovabili. Inoltre italiani e giapponesi si ritrovano ad essere molto vicini nei vari fori internazionali in cui si discute sulla necessità di recuperare determinati settori di produzione recentemente abbandonati dalle economie più avanzate. Mi riferisco a produzioni che assicurano una certa difesa strategica alle nostre società, un esempio è la carenza di respiratori polmonari di cui abbiamo sofferto durante l’emergenza Covid-19. In ogni caso, la tecnologia e la ricerca sono sicuramente la nuova frontiera del rapporto di due società post-industriali e tecnologiche come Italia e Giappone.