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World Café: per una partecipazione attiva
ed una conversazione stimolante

15/02/2020

Discutere, analizzare, partecipare, stimolare. Sono queste le parole chiave del World Cafè, un metodo innovativo volto a raccogliere idee e ricercare soluzioni in un contesto assembleare e partecipativo. 40 studenti avranno l'opportunità di discutere e dibattere temi di attualità con l'aiuto del Professor Rodolfo Lewanski al World Cafè DeliberiAmo giovedì 20 febbraio a Forlì.

Dall’età dei Lumi ad oggi, la parola caffè non rappresenta solamente una bevanda indispensabile alla vita di ogni studente, ma evoca anche l’immagine di un luogo di dialogo e confronto di qualità. Si pensi ad esempio al caffè parigino di Procope frequentato da Rousseau, Voltaire e Diderot, o al caffè Paskowski al centro di Firenze, uno spazio di incontro tra D’Annunzio, Montale e Saba. Luoghi di dinamica interazione ed attiva partecipazione che hanno dato vita a grandi idee, progetti e opere.

Questo è lo spirito del World Café, un metodo innovativo che promuove la condivisione di opinioni e lo sviluppo di soluzioni in un clima di rispetto reciproco ed interesse.

World Café: per un dibattito stimolante

Il World Café nacque nel 1995 negli Stati Uniti, da un’idea di un gruppo di professori universitari ed esponenti del mondo del business, i quali si resero conto dei risultati di successo ottenuti dall’organizzazione di un dibattito secondo dinamiche precise, ma allo stesso tempo informali. Proprio su questa linea, la metodologia del World Cafè prevede che i partecipanti discutono secondo tempi e gruppi disposti in piccoli tavoli le questioni proposte dagli organizzatori. Allo scadere del tempo, i risultati di ogni gruppo sono raccolti e disposti su una lavagna al centro della stanza, dopodiché, le composizioni dei tavoli cambiano, così come la domanda di dibattito, permettendo un dialogo dinamico ed una circolazione delle idee.

Il World Café rappresenta, dunque, un metodo innovativo che permette un confronto concreto e una partecipazione attiva degli individui ad un dibattito che si svolge su un duplice piano: inizialmente su tavolo piccolo e sicuro, in cui la conversazione si articola facilmente tra ascolto ed esposizione; poi su una logica più assembleare che invita i singoli a condividere le loro opinioni con la sala intera. Una metodologia nata da e per “pensare insieme” in un’epoca individualista. Una filosofia adottata da ambienti professionali e accademici diversi per stimolare la collaborazione, la creatività e l’ascolto.

Un metodo innovativo

Ma esattamente: come funziona la partecipazione democratica?

Essa si sviluppa sulla base di alcuni concetti fondamentali come la libertà di parola, la non discriminazione del pensiero e il dialogo. Il suo scopo dichiarato è quello di costruire soluzioni in maniera collegiale, ma per fare ciò occorre rispettare alcune semplici “regole del gioco”, esattamente come nella vita di tutti i giorni.

Per prima cosa è necessario chiarire perché si discute, quali sono le ragioni per cui si riuniscono le persone e conoscere lo scopo dell'incontro: serve insomma una sorta di elemento bussola, utile ad evitare di soffermarsi su inutili questioni disperdendo le energie su argomenti poco costruttivi.

Il secondo elemento del metodo World Cafè ha a che fare con gli spazi: occorre creare uno spazio accogliente,un'atmosfera calda e rassicurante che permetta agli interlocutori di mettersi a proprio agio e li incoraggi al confronto.

Una volta sistemato l'ambiente e impostato l'obiettivo del dibattito è importante che ogni interlocutore sia stimolato ad introdurre nella discussione argomenti e questioni per lui o lei importanti e di maggiore rilevanza soggettiva. Ogni individuo infatti possiede una personale scala di valori e range di interessi:  se stimolati a dovere, questi diventano un elemento potentissimo per la profondità della discussione.

Siamo tutti diversi: alcune persone preferiscono solamente ascoltare il dibattito e altre invece hanno la voglia di partecipare attivamente al decision-making. Più in generale è essenziale che tutti abbiano la possibilità di esprimersi senza essere esclusi a priori, ma anche che nessuno sia strettamente costretto a farlo.

Dopo aver discusso a piccoli gruppi da 5 o 6 persone, arriva il momento cruciale e fondante del World cafè, in realtà molto semplice: i partecipanti hanno l'opportunità di rimescolare i gruppi e distribuirsi in modo da interloquire con persone nuove, che contribuiranno con la loro esperienza nel nuovo gruppo e favoriranno lo scambio di prospettive diverse. Insomma, un vero e proprio commercio delle idee.

Infine vi è la fase della raccolta, in cui tutti i partecipanti si riuniscono intorno ad un tavolo e discutono delle soluzioni finali trovate dagli altri partecipanti.

Maggiore inclusione, comunicazione e aggregazione: su cosa si è discusso a Forlì.

Alice Carnevali

Nel contesto stimolante e coinvolgente del World Café, la città di Forlì è stata oggetto di un’analisi approfondita. Consapevoli della differenza identitaria e dimensionale tra Bologna e Forlì, noi partecipanti abbiamo più volte sottolineato la nostra considerazione di quest’ultima come una “città di passaggio”. Noi studenti tendiamo a vedere Forlì come un posto in cui resteremo solo due o tre anni della nostra vita: manca quindi la necessità di entrare in contatto con la vita del posto. Molti tra noi tornano a casa nei week-end, vivendo in bilico tra la casa dei genitori e la vita tra coinquilini, senza sentire di appartenere completamente a nessuno dei due mondi. Si crea così una divisione tra la città di Forlì ed il campus, che appare come un’entità a sé stante nonostante la sua posizione centrale.

Arrivati alla pars construens del dialogo, numerose sono state le soluzioni proposte per colmare questo divario: il miglioramento del collegamento tra associazioni di volontariato cittadine e l’università tramite una bacheca dedicata alle prime; la realizzazione un’applicazione in cui inserire informazioni relative ad eventi organizzati dalla città e dalla comunità universitaria; il potenziamento dei trasporti pubblici aggiungendo orari notturni; l’offerta di maggiori opportunità di svago ad un prezzo ridotto e la costruzione di nuovi luoghi di aggregazione sociale.

Proposte concrete così che i futuri studenti forlivesi si innamorino di questa città, si integrino al meglio nel nuovo ambiente accademico e cittadino e scelgano di rimanerci il più possibile.

Gabriele Oppi

Quante volte è capitato a ciascuno di noi di trovarci in discussioni complicate? Quelle situazioni in cui bisogna trovare soluzioni ad argomenti che ci stanno a cuore e per cui ci arrocchiamo sulle nostre posizioni senza essere disposti a confrontarci con l’altro? Quante volte i nostri rapporti con amici, parenti o anche colleghi di lavoro si sono deteriorati a causa dell’indisponibilità a trovare un compromesso, una soluzione che possa mettere tutti d’accordo?
E’ molto facile che due persone si ritrovino a litigare su un dettaglio della discussione spesso perdendo di vista il perché si sta discutendo, specie quando le persone coinvolte sono numerose e ognuna di esse ha degli interessi di parte da tutelare.
In questo il World Cafè è un vero e proprio toccasana!

Gli studenti che hanno partecipato al World Cafè DeliberiAmo, infatti, si sono trovati a discutere in merito al ruolo dell’università inserito all’interno del contesto cittadino forlivese. In questo, nonostante alcune opinioni discordanti, è emersa una linea generale d’opinione per cui l’università dovrebbe diventare un nuovo elemento di aggregazione, un medium attraverso il quale lo studente abbia la possibilità di vivere al meglio gli ambienti e gli spazi che Forlì ha da offrire.

I più maliziosi di voi commenteranno: “Sai che conclusione, ci potevo arrivare anche io...”

Ma a quanti di voi è capitato di essere in un gruppo di amici e non riuscire a decidere cosa fare il sabato sera? Se in quelle occasioni aveste usato il metodo World Cafè, la serata avrebbe preso una piega decisamente diversa.

Silvia Panini

Basterebbe così poco! Uno spazio comune, a noi conosciuto, come era infatti la sala studio del campus, si è trasformato rapidamente in un’assemblea. Sedie, tavoli e qualche foglio colorato.
Basterebbe davvero poco! Senza mai alzare i toni, anzi mantenendosi rispettosi e pronti al confronto, siamo riusciti ad accordarci su risposte comuni riguardo temi che sono tutt’altro che scontati. 
Basterebbe veramente poco: purtroppo, nonostante il corso di studi che seguiamo, momenti di confronto tra pari come questo non si erano mai creati.

Questo è il ruolo al quale Hikma dovrebbe mirare secondo gli studenti partecipanti: puntare sull’aggregazione della comunità universitaria, diventare un’associazione “a tutto tondo” che non si limiti a conferenze accademiche ma che possa diventare un vero punto di riferimento per Forlì, per i suoi studenti e i giovani.

Ambiziosi? Probabilmente sì. Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile, anche dei nostri professori e della città stessa. L’università deve poterci e volerci sostenere, non solo come progetto in sé ma come studenti volenterosi e attivi, creativi, dinamici.

Ambiziosi? Certamente.
Ma solo chi punta alle stelle può volare.

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