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Brasile: nuova rappresentanza politica per le comunità indigene

DI GIULIA RITA BONACCORSI

15/02/2023

Dopo secoli di oppressione e discriminazione sofferta dalle comunità indigene sudamericane, è stato fatto un ulteriore passo avanti verso la garanzia dei loro diritti e della loro sicurezza. In particolare, i problemi che affliggono i nativi brasiliani da quest’anno saranno gestiti ad hoc dal Ministero per le Popolazioni Indigene. Creato dal nuovo governo sotto la presidenza di Luiz Inacio Lula da Silva, il ministero verrà guidato da Sônia Guajajara, politica e attivista per le cause indigene e ambientali, una tra le 100 persone più influenti del 2022 secondo la rivista statunitense “Time”. Ma quale sarà la funzione di questo organo esecutivo e quali altre istituzioni già esistenti nell’America meridionale è possibile citare?

La proposta brasiliana e la questione Yanomami

Il Ministero per le Popolazioni Indigene (MPI) nasce per ampliare il lavoro della Fondazione Nazionale dell'Indio (FUNAI), organizzazione promotrice dei diritti di queste comunità, e per centralizzare la  partecipazione e rappresentanza politica di quasi 900 mila indigeni brasiliani. Oltre che a concentrarsi in modo più dettagliato nei servizi di sanità e istruzione, il focus sarà la demarcazione e difesa territoriale disputata con i garimpeiros (i minatori artigianali). In più, tra le promesse di Sônia Guajajara vi è quella di potenziare il lavoro congiunto con Marina Silva, ministra per l’Ambiente, per aumentare l’efficacia delle politiche per la tutela climatica e ambientale, al di là dello sviluppare una coscienza ecologica.

La creazione di un ministero per gli indigeni rappresenta anche il tentativo del Presidente Lula di sovvertire la situazione di estrema tensione vissuta dalle popolazioni Yanomami. Le 8 comunità della più grande riserva indigena del Brasile soffrono le conseguenze dell’aumento esponenziale dell’attività di garimpo - estrazione mineraria esaustiva e illegale - e di deforestazione. L'invasione di aree protette indigene riduce le risorse naturali fondamentali per la sopravvivenza dei gruppi etnici autoctoni, provocando malnutrizione e aumentando la vulnerabilità alle malattie infettive. Questa crisi umanitaria coinvolge soprattutto il precedente governo di Jair Bolsonaro, accusato di negligenza verso le minacce e violenze subite dagli indigeni, oltre ad essere sospettato di compiere un genocidio e di omissione di soccorso verso gli abitanti della riserva. L’ex-presidente avrebbe incitato il garimpo sostenendo il disegno di legge 191/2020 mirato alla legittimazione della prospezione mineraria in territori appartenenti alle popolazioni autoctone.


Un’occhiata sugli Stati vicini

La questione indigena a livello giuridico accomuna gli Stati del Sudamerica nella particolare attenzione all’inclusione dei diritti indigeni attraverso riforme costituzionali avvenute a partire dal 1987. Infatti, tramite emendamenti o, in altri casi come Ecuador e Bolivia, grazie alla stesura da zero delle Costituzioni, le legislazioni interne assicurano ai nativi la partecipazione politica e autonomia, lo sviluppo e il benessere sociale, e il contrasto all’emarginazione.

Il neo-ministero brasiliano non è l’unico nella regione, ma si aggiunge al già esistente organo governamentale venezuelano “Ministerio del Poder Popular para los Pueblos Indígenas", creato nel 2007. In misura minore, i nativi sudamericani partecipano come soggetti politicamente attivi tramite movimenti, alleanze e partiti politici, come il Movimiento Alternativo Indígena y Social colombiano ed il Movimiento de Unidad Plurinacional Pachakutik ecuadoriano. Infine, in  prospettiva mondiale, nelle ultime COP sul cambiamento climatico è emersa l’importanza e il protagonismo del contributo e della conoscenza indigena per la preservazione della biodiversità ambientale.


Cosa attendere per il futuro dei popoli indigeni

Da quest’anno, le aspettative delle comunità indigene brasiliane sono sicuramente maggiori visto che il MPI concretizza il coinvolgimento delle rappresentanze etniche nei dibattiti e nelle decisioni politiche prese direttamente da Brasilia. La speranza è che questo nuovo organo esecutivo delinei soluzioni rapide e concrete per le problematiche che si presentano ancora nelle vite di migliaia di indigeni, soprattutto l’emergenza sanitaria che concerne gli Yanomami. Sicuramente, il neo-ministero riceverà l’attenzione dalle altre realtà politiche in Sudamerica e potrà servire come esempio per progredire nel riconoscimento pieno dei diritti fondamentali dei popoli indigeni.

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