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La sicurezza energetica europea sotto scacco

DI GIULIA RITA BONACCORSI

10/12/2022

Quotidianamente sentiamo parlare di sicurezza energetica, sia per la necessità di garantirla tramite risorse sostenibili coerenti con il Green Deal europeo ma, soprattutto, per l'instabilità dei mercati energetici derivata dalla ripresa economica post-Covid e dalla guerra in Ucraina. Come interferiscono le relazioni tra Stati nello stabilire prezzi per una fornitura adeguata di energia? Ne abbiamo parlato con l’analista geopolitico Elia Morelli, il direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni Carlo Stagnaro ed il professore Massimo Nicolazzi, ospiti alla conferenza “La sicurezza energetica e le sue sfide contemporanee” organizzata da Hikma.

Durante la discussione sono stati sollevati elementi fondamentali per la comprensione della situazione attuale italiana, europea e mondiale in ambito energetico.

Per prima cosa, la Russia sta facendo leva dal punto di vista energetico nel conflitto con l’Ucraina: non solo compromettendo la sicurezza energetica ucraina tramite attacchi alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, ma anche approfittando dell'interdipendenza energetica con l’Europa. Secondo dati della Commissione europea, circa il 40% del Gas naturale liquefatto (Gnl) importato negli ultimi anni dagli Stati del blocco è russo.  Le sanzioni e i rapporti con la Russia sono punti di frammentazione di posizione tra gli Stati membri dell’Ue. Se da un lato i Paesi dell’Europa occidentale sono disposti a maggior dialogo con il Cremlino, dall’altro il fronte orientale esprime una forte opposizione. A tal proposito, Morelli mette in evidenza lo scontro tra Germania e Polonia: la prima, come potenza industriale esportatrice, ha un crescente fabbisogno di combustibile, per questo investe sull'idrogeno verde e sul salvataggio di società energetiche tedesche; mentre la seconda cerca di acquisire autonomia e centralità con il suo nuovo gasdotto Baltic Pipe.

In seguito, a livello nazionale possiamo vedere nella legge di bilancio 2023, varata a fine novembre, delle misure per contrastare il caro energia. Nella Manovra del governo Meloni troviamo inoltre la proposta di un price cap all’energia da fonti rinnovabili di 180€/MWh, un colpo basso per lo sviluppo di una produzione energetica sostenibile, poiché vengono meno i presupposti per gli extraprofitti.


Come funziona il mercato energetico?

Facciamo un passo indietro per capire nel complesso come funziona il mercato dell’energia elettrica, strettamente connesso a quello del gas. Innanzitutto, Stagnaro delucida la suddivisione del mercato in diverse fonti di energia - gas naturale, combustibili nucleari, sole, vento - correlate tra di loro tramite la concorrenza di uso. A loro volta questi mercati sono composti da una curva di domanda rigida (i consumi non soffrono un'alta variazione dipendendo dal prezzo dell’energia, o, in altre parole, “non stacchiamo la spina del frigo dopo la lettura delle bollette”); e da una curva di offerta variabile, che dipende dal mix di generazione che rende disponibile l’energia, quindi dagli impianti e dai costi associati. Il punto di equilibrio, ossia il punto di incrocio delle curve, è quello che indica il costo variabile dell’impianto più costoso che è necessario per soddisfare la domanda, quindi il livello di prezzo che viene pagato per tutta l’energia consumata al momento. Nella maggior parte dei momenti l'impianto più caro è quello a gas, dunque è l'input principale che guida il prezzo dell’energia elettrica.


Nell’ultimo anno il gas ha raggiunto prezzi esorbitanti, senza precedenti. È un periodo eccezionale a causa della guerra, ma grazie all’analisi di Nicolazzi capiamo che vi sono stati tre diversi momenti di crisi nel mercato corto del gas nel periodo 2021-2022. Il primo picco è avvenuto a dicembre 2021 con la ripresa economica globale e la crescita esponenziale dei consumi come conseguenza dell'allentamento di misure di contrasto alla pandemia e di fenomeni ambientali, ad esempio la siccità che ha causato il crollo della produzione idroelettrica in Brasile e il calo dell’attivitá delle pale eoliche nel Mare del Nord. Il secondo si è verificato a marzo 2022 a causa di un falso allarme di minaccia russa in risposta alle sanzioni Ue. Infine, l’apice si è verificato ad agosto di quest’anno quando il prezzo ha raggiunto i 349,87€/MWh dovuto alla corsa allo stoccaggio prima dell’inverno e dopo sospensioni di forniture di gas tramite il gasdotto Nord Stream 1 dell’azienda energetica statale russa Gazprom.


Cosa ci attende?

Per arrivare a ristabilire una sicurezza energetica i Paesi europei lavorano in vista della decarbonizzazione e della “derussificazione” dell’energia.

La transizione energetica è un pilastro importante e determinante per il futuro dell’Unione. Tuttavia, i programmi politici ed economici rischiano di scivolare in una trappola geopolitica cinese, ovvero, la dipendenza europea verso le terre rare, materie prime per la costruzione di pannelli fotovoltaici, batterie elettriche e turbine eoliche.

Il professor Nicolazzi prevede per il 2023 la replica della corsa all’approvvigionamento di gas, e dal punto di vista infrastrutturale in Europa indica ancora 2 o 3 anni per raggiungere un equilibrio di mercato favorevole. In più, sottolinea l’urgenza nel lavoro sulla curva di domanda tramite l’autodisciplina dei consumi e la necessità di diversificare le fonti.

L’Italia si è mossa da subito per la diversificazione di fonti e produttori energetici, primo fra tutti l’Algeria. Ciononostante, molti osservatori contestano questo partenariato, visto che l’Algeria coopera militarmente con la Russia ed è tra i più grandi Stati importatori di armi russe al mondo. La missione energetica italiana è agevolata dalla posizione geografica del Bel Paese, il che permette di diventare un hub per la ricezione di risorse africane verso gli altri Stati europei.

Non ci resta che aspettare e seguire i prossimi passi verso l’emancipazione dei Paesi europei in ambito energetico.

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